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La merenda della discordia

La merenda della discordia
Il pasto uguale per tutti e consumato in egual misura è il rancio da caserma.

Ma davvero un panino può essere "discriminatorio"?

Secondo il tribunale di Napoli, sì: i genitori che vogliono far consumare ai propri figli i pasti a scuola non possono far loro portare il cibo da casa. Perché? Perché prima del diritto di scegliere che cosa mangiare, viene il dovere di essere uguali, sotto il tetto della scuola dell’obbligo.

La richiesta di far mangiare ai figli cibo portato da casa nelle mense scolastiche non è nuova, e c’è da presumere che si farà sempre più diffusa. Le diverse abitudini e regole alimentari derivanti da stili di vita e precetti religiosi, o la qualità e affidabilità - anche solo presunta - del cibo di casa rispetto a quello somministrato nelle mense possono essere motivi di frizione tra la necessità di avere la scuola a tempo pieno e l’ansia di sapere cosa i pargoli mangiano a pranzo. In attesa delle costosissime mense "bio" che si riaffacciano periodicamente nelle promesse elettorali di questo o quel candidato (incluso il Presidente francese Macron), si osserva un cortocircuito fra due ossessioni che pure hanno la stessa matrice ideologica: la preferenza per i consumi di prossimità, le verdure stagionali, la torta della nonna da una parte, e il pranzo scolastico comunitario, condiviso, uguale per tutti dall’altra.


Per carità, è comprensibile che il cestino del pranzo possa creare difficoltà logistiche per le strutture scolastiche: dal contare con precisione i coperti, per evitare sprechi, al timore di non poter rispondere delle condizioni igieniche di alimenti altrui. Ma non è questa l’unica preoccupazione del giudice. Ciò che lo inquieta è che la libertà delle famiglie contrasti con il diritto all’uguaglianza «e la partecipazione a una comunità sociale, quale appunto quella scolastica».

Il convivio, e non il cibo consumato ugualmente e in parti uguali, è casomai un momento di socializzazione. Un panino al burro non è uguale a un panino con il culatello. Ma il pasto uguale per tutti e consumato in egual misura è il rancio da caserma. Un’immagine che vorremmo certamente lontana dalle nostre scuole.

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