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Il silenzio dei liberali sui diritti? Per 4 ragioni

Il silenzio dei liberali sui diritti? Per 4 ragioni
Con l’espressione “bancarotta dei liberali”, il giornalista Mattia Feltri ha denunciato il silenzio dei liberali sul tema dei diritti e sul caso della Sea Watch. Gli risponde Alessandro De Nicola, Presidente della Adam Smith Society.

Ogni generazione ha la tendenza a pensare di vivere in un’epoca decisiva. Pensando agli ultimi 5 decenni, negli anni 70 molti vagheggiavano o temevano la rivoluzione, negli anni ’80 l’olocausto nucleare, negli anni ’90 la storia era finita e tutto il mondo si avviava verso la pax democratica salvo negli anni 2000 scoprire il terrorismo islamico e nel 2008 la fine del capitalismo. Pertanto, la preoccupazione verso il dilagare in Occidente del nazional-populismo, in versione sinistra, destra o farsesca (in Italia non ci facciamo mancare nulla e le abbiamo tutte) può darsi sia un po’ esagerata.

Però non si può rimanere insensibili al grido di dolore che Mattia Feltri ha lanciato dalle colonne di questo giornale quando ha parlato di “bancarotta dei liberali”. Secondo Feltri, mentre i liberali sono attivissimi nel denunciare e sistematicamente smantellare tutte le castronerie economiche (anche scientifiche, aggiungo io) che vengono propinate dalla maggioranza gialloverde, essi sono (non tutti) zitti e storditi quando invece si tratta di prender posizione verso gli attacchi allo Stato di diritto: dileggio della presunzione di innocenza, moltiplicazione dei reati e delle pene, spionaggio di Stato, dispregio delle convenzioni e dei trattati internazionali come nel caso della Sea Watch, che contrappone vocianti difensori della sovranità a scapito dell’umanità alle anime belle dell’accoglimento senza se e senza ma.

C’è del vero? Senza dubbio. Proverò a dare alcune spiegazioni.

1. I liberali sono seriamente preoccupati dell’incipiente collasso economico, evento che quando si avvera può portare alla Presa del Palazzo d’Inverno o all’Incendio del Reichstag. Bisogna concentrare dunque le forze sul “real and present danger”.

2. Inutile cercare di contrastare i populisti su questi temi: la propaganda che mira alla pancia e che contrappone l’Italia Proletaria (e piccolo borghese) al corrotto, al nero stupratore, al rumeno che deve essere impallinato se si aggira vicino al giardino di casa tua, ai banchieri ed imprenditori famelici, è difficile da battere: si rischia di fare il gioco dei mestatori.

3. Il “buonismo” aveva stufato i liberali, che si battono per i diritti individuali, ma non per indefiniti diritti collettivi all’accoglienza di massa o per l’incertezza della pena. Il momento presente viene visto come un’inevitabile oscillazione del pendolo non destinata a durare.

4. Infine i liberali son pochi, sottotraccia (si agitano sui social, su alcuni giornali e in qualche trasmissione Tv, ma chi ha 1/10 della visibilità dei due vicepremier? Nessuno) e quindi si notano poco.

Spiegare però non vuol dire appisolarsi. I tempi son diversi e io non credo che si sia all’alba di un nuovo fascismo, ma l’atteggiamento di molti liberali negli anni ’20 – troncare, sopire il fascismo che tanto lo addomestichiamo noi – costrinse Benedetto Croce a ricorrere alla poco scientifica categoria della “malattia morale” per spiegare il Ventennio. Forse più vicini al vero erano i liberal-radicali e repubblicani come Salvemini e Gobetti che lo definirono “autobiografia di una nazione”, intendendo con ciò l’emergere di tratti tipici della cultura e storia italiana adattati ad un’epoca di secolarizzazione (preoccupazione degli storici cattolici come Del Noce) e della società di massa.

Se questi germi persistono e le condizioni della società attuale sono ancora più disgreganti di un secolo fa, non c’è tuttavia dubbio che i liberali devono far sentire forte e chiaro il loro dissenso e i loro distinguo (nessuno, d’altronde, confondeva Don Sturzo con Gramsci o Einaudi con Bordiga). Abbiamo sempre creduto che Stato di diritto, economia di mercato e diritti individuali fossero fratelli gemelli: non c’emotivo di separarli.

Alessandro De Nicola, 1° luglio 2019

http://www.iliberali.org
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