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Quanto Grillo c’è in te?
Ieri è arrivata la decisione del governo sull’abolizione dei voucher. Un segnale che continua a certificare l’influenza del grillismo sulle politiche pubbliche del Pese e sui programmi degli altri partiti politici. Per dirla con Giovanni Orsina siamo di fronte alla 'grillizzazione degli spiriti', si viaggia spediti verso un nuovo conformismo. In questo assolato pomeriggio primavera vi propongo, con poco più di un gioco, di mettere a confronto su quattro macro temi i programmi dei principali partiti/aree politiche del Paese rispetto al programma del Movimento 5 Stelle. Partiamo.
1- Lavoro e giovani (intendiamo in termini generali misure di spesa pubblica per disoccupati e giovani). I grillini propongono il reddito di cittadinanza e un non specificato 'sussidio di disoccupazione garantito'. Il PD in risposta, tramite Renzi, ha proposto il lavoro di cittadinanza ovvero la combinazione di reddito e formazione fino al nuovo collocamento. Forza Italia con Brunetta, ma anche qui mancano i dettagli, propone di garantire per legge un’occupazione di tre mesi a tutti coloro che ne facciano richiesta, opzione che dovrebbe dare diritto al riconoscimento di una indennità di occupazione per un periodo eguale. FdI parla genericamente di rafforzare le politiche attive, mentre la Lega Nord ha sposato un’idea di reddito di sussistenza finanziato dal Fondo Sociale Europeo (anche qui non specificato), ma una cosa è chiara: Beppe avanti e dietro tutti quanti.
2 - Imprese (inteso come riduzione pressione fiscale e burocratica). Questa è la policy più semplice da analizzare: vogliono tutti abbassare tasse e burocrazia alle imprese. Chi punta sulle piccole-medie (M5S, FdI; LN), chi resta più generico (Pd, FI). Le forme e le proposte sono varie (chi aliquote, chi flat tax), ma tutti intendono ridurre la pressione fiscale. Tutti, sempre, senza citare i numeri e i costi. All’elettore-produttore un unico messaggio (a cui oramai non crede più nessuno): pagherai meno tasse.
3 - Pensioni (spesa pensionistica e riforma Fornero). Nessuno sostiene che la spesa pensionistica vada tagliata, tutti sono contro la Fornero (anche qui: Beppe avanti e dietro tutti quanti). Chi vuole sopprimere la legge Fornero (tutti tranne il PD) e chi nei fatti l’ha modificata in senso espansivo (il PD) nessuno intende aggredire il carrozzone dell’INPS e i suoi vincoli per andare verso una privatizzazione del sistema. Qualcuno (M5S, FdI) propone di tagliare le pensioni più elevate, oltre un certo limite. Tutti vogliono alzare le pensioni minime.
4 - Sprechi della politica. Del Movimento è inutile dire poiché è nato su queste istanze e la lista delle proposte è lunghissima. Gli altri hanno rincorso. Il PD, è la forza politica in cui l’influenza grillina è stata più forte, ha giocato la campagna elettorale per il referendum in chiave anti-casta e risparmi della politica. Non ha funzionato. La Lega Nord cavalca sia lo spreco dello Stato centralista sia, negli ultimi tempi, attraverso argomenti più classici come la Rai da privatizzare ecc, ma a dire il vero Salvini è sempre stato un difensore del vitalizio seppure alcuni dei suoi hanno avanzato in Parlamento una proposta per l’eliminazione. Forza Italia non ha mai avuto una proposta specifica sul tema ma Berlusconi ha sempre cavalcato la storia dei 'manager e società civile in politica' che non 'vivono di politica'. In questo è stato un precursore. FdI ha proposto la revoca ai vitalizi d’oro. Tutti negli ultimi cinque anni, tranne proprio i 5 stelle, hanno proposto riforme istituzionali volte a ridurre i costi della politica.
Ricapitolando: tutti sono favorevoli ad un aumento della spesa pubblica per aiutare giovani, poveri e disoccupati se pur con modalità diverse; tutti vogliono ridurre tasse e burocrazia sulle piccole-medie imprese; tutti vogliono mantenere un’elevata spesa pensionistica e alzare le pensioni minime; tutti vogliono ridurre gli sprechi della politica. Nessuno indica, a livello numerico e fisico, dove andare a prendere i soldi. Grillo ha di fatto anticipato quasi tutti questi temi dettando l’agenda agli altri partiti: il reddito di cittadinanza e l’abolizione dei voucher (feat. CGIL), la lotta (e la chiusura) contro Equitalia e la retorica dei piccoli imprenditori contro i grandi (ricordate Grillo alle assemblee delle banche e di Telecom già 10 anni fa?), gli attacchi alla riforma Fornero durante il Governo Monti (a cui corre subito dietro la Lega Nord, poi FdI e FI), la guerra alla Casta (feat. Berlusconi, che preparava da anni il terreno per una campagna più violenta).
Ciò che più preoccupa è l’uniformità dei programmi dietro alla filosofia grillina e la mancanza di alternativa: nessuno dichiara di voler ridurre la spesa pubblica magari rimodulandola a favore di giovani e disoccupati (la politica è who gets what per citare Laswell), nessuno indica precisamente come ridurre le tasse, quanto e dove prendere i soldi, tutti vorrebbero spendere più soldi a livello pensionistico nonostante il buco dell’INPS (sigh!), l’antipolitica si è definitivamente impadronita del dibattito pubblico.
In questo scenario chi scrive teme valga un principio: tra originale e copia, l’elettore sceglie l’originale. Soprattutto quando tutti gli altri hanno fatto esperienze al governo (quindi hanno una credibilità limitata), mentre il Movimento 5 Stelle non ha ancora avuto questa opportunità (conserva una credibilità). Comunque vada la vittoria culturale del grillismo è schiacciante. La vicenda dei voucher e molte altre simili (taxi, Bolkestein ecc) fanno sorgere una domanda agli altri partiti: se per non far vincere Grillo dobbiamo realizzare il programma di Grillo, non facciamo prima a votare direttamente Grillo?
Dove sono le vere differenze? Sostanzialmente su un unico argomento c’è una reale varietà di posizioni: l’Unione Europea e l’Euro. Chi vuole uscire da tutto subito (Salvini), chi vuole tornare all’Europa dei popoli (FdI), chi vuole un referendum (M5S), chi vuole la doppia moneta (Forza Italia), chi vuole restare così e andare avanti con l’integrazione (PD). Ad ogni modo in pochissimi anni, su questo ci sono molte colpe anche a Bruxelles, circa il 65% dello schieramento ha assunto posizioni euroscettiche/critiche (pure qui Grillo avanti e dietro tutti quanti).
Cosa manca? La sinistra uscita dal PD su cui oggi è difficile fare valutazioni unitarie. Conoscendo il retroterra culturale verrebbe da dire: più soldi pubblici su giovani e lavoro, più soldi pubblici su pensioni, più tasse su grandi imprese (differenza unica forse), meno sprechi della politica (più blandamente di altri). Mancano poi alcuni gruppi minori come, a destra, quello di Direzione Italia in cui il mio amico deputato Daniele Capezzone è tra i pochi del Parlamento a fare proposte controcorrente e con qualche conto alla mano. Peccato siano gocce d’acqua nel deserto.
Il gioco è finito. Ora guardatevi allo specchio e chiedetevi: 'Chi devo temere di più? Il Grillo in sé o il Grillo in me?'
Lorenzo Castellani