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BUON COMPLEANNO, PRESIDENTE EINAUDI!

BUON COMPLEANNO, PRESIDENTE EINAUDI!
Con la caduta del comunismo, molti idealisti hegeliani ed ex comunisti, dopo aver abiurato il loro fallimentare dogma marxista, e dopo aver rinnegato i loro paradigmi sovietici, hanno iniziato impropriamente ad auto definirsi liberali, confondendo, volente o nolente, il concetto radical-chic e collettivista di liberal con quello di liberale, ossia quel pensiero che si fonda sul concetto di inviolabilità della proprietà privata e della libertà economica. Questa confusione semantica ha indotto a ritenere che il monopolio dell’oligarchia finanziaria con la sua ingerenza sulle politiche economiche nazionali e sulla libertà economica e quindi individuale dei cittadini corrisponda al liberismo, quando in realtà è solo il prosieguo di quel collettivismo che in luogo dell’internazionalismo socialista sotto la guida dell’Unione Sovietica ha posto come riferimento il nuovo ordine mondiale delle solite lobbies finanziarie.

La diffusione di questa storpiatura concettuale del liberalismo ha generato un’ambiguità di fondo di taluni politici italiani, di sinistra in particolare, i quali pur non avendo nulla a che fare con la cultura liberista, hanno millantato di essere diventati liberali, come Walter Veltroni che addirittura ha negato il suo passato di comunista, affermando che lui si è sempre considerato un liberaldemocratico anche quando era un iscritto del Pci, come se questa costruzione lessicale generata dall’unione del significante liberale e democratico suscitasse un suggestivo effetto e una legittimazione politica nei confronti dell’elettorato moderato, senza però perdere quello che da ex comunista ora si definisce democratico. Lo stesso attuale presidente del Consiglio Mario Draghi si autodefinisce in modo nebuloso un liberalsocialista, usando un ossimoro senza alcun senso nella sua apodittica antinomia tra due concetti politico-economici inconciliabili, come quello di liberale, ossia liberista da un lato e di socialista, ovvero statalista dall’altro.

Proprio a causa di questa deformazione lessicale compiuta nei confronti del significante liberale, oggi vediamo sempre più promuovere politicamente l’espressione di “giustizia sociale” da parte di compagini politiche ex comuniste, che ripropongono con questa definizione la frode semantica che appartiene alla stessa scuderia del termine democrazia popolare. La “giustizia sociale”, che viene propinata da una certa cultura politica di maggioranza, la quale ha ideato il “reddito di cittadinanza” e le progressive politiche economiche distruttive della classe media, grazie alla distruzione delle universali regole di mera condotta e la loro sostituzione con un diritto “sociale” che aspira alla “giustizia distributiva”, ha semplicemente rappresentato una richiesta di protezione a vantaggio di interessi già acquisiti e la creazione di privilegi. La succitata espressione sta alla base della concezione liberal e rappresenta un’insinuazione disonesta secondo la quale si dovrebbero legittimare le richieste di interessi speciali, che non possiedono alcuna giustificazione. Questa concezione socio-politica rappresenta la minaccia più nefasta per i valori di una civiltà libera.

Per questi motivi la “giustizia sociale” è diventata lo strumento principale per abbattere lo stato di diritto liberale e del suo libero mercato, da parte di quelle lobbies finanziarie, che tramite i loro centri associativi come la Fabian Society (che coniò il termine “nuovo ordine mondiale”) con il suo centro di formazione accademica London School of Economics and Political Science (Lse) ha formato l’attuale classe dirigente che gestisce le più importanti istituzioni nazionali, europee e mondiali. Su questi riferimenti culturali si sono formati il ministro della Salute Roberto Speranza, nonché l’eminenza grigia Massimo D’Alema, il presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen, l’ex premier inglese Tony Blair e tanti altri ancora. Personaggi che sostengono, non a caso, politiche liberal, secondo i quali le restrizioni incostituzionali applicate durante la pandemia del Covid-19 sono state giustificate in nome di principi collettivistici e di giustizia sociale e sanitaria.

Tutto ciò non ha nulla a che fare con il liberalismo, il vero liberalismo di matrice razionalista evoluzionista, per cui nessuna emergenza può comprimere e mortificare le libertà individuali, peraltro con procedure legislative incostituzionali, come è accaduto con i Dpcm.

Invero, al contrario di quanto considerato dalla cultura liberal, per la concezione liberale la responsabilità morale individuale riguardo al proprio modus agendi è radicalmente inconciliabile con la pianificazione di qualsiasi modello globale o ordine mondiale di distribuzione economica. Perché la “giustizia distributiva” è ingiusta e altamente anti sociale, in quanto intende realizzare la protezione di interessi illegittimi e perciò costituisce una demagogica arma per certi Esecutivi mondiali, molto spesso composti da tecnocrati, affinché possano concretizzare la distruzione del ceto medio produttivo per creare un livellamento economico e sociale della popolazione a vantaggio di una ristretta oligarchia finanziaria che con i suoi vassalli politici domina le sorti del mondo, nella completa sconcertante accettazione della gente che persevera ad aspirare alla “giustizia sociale”, anche se non ne comprende il vero significato, ma che considera valida e necessario realizzarla solo perché il mainstream la promuove come una politica di sedicente progresso civile.

Nella ricorrenza della nascita dell’esimio e vero liberale Luigi Einaudi, avvenuta il 24 marzo, non si può non evidenziare queste differenze concettuali e semantiche, nonché non ricordare ciò che sosteneva lo stesso Einaudi, ovvero che il vero liberalismo si basa soprattutto sul principio che “le libertà civili sono inscindibili dalle libertà economiche, perché ciascuna libertà può emergere solo in presenza delle altre”.

“Curvo dinoscere rectum” (Orazio)


di Fabrizio Valerio Bonanni Saraceno - opinione.it
http://opinione.it/politica/2022/03/25/fabrizio-valerio-bonanni-saraceno_comunismo-idealisti-hegeliani-ex-comunisti-pci-veltroni-draghi-liberalsocialista/
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